I TRE RE
Il santuario, di cui tracciamo per sommi capi la storia, si trova appena fuori la città di Ivrea, a metà di una piccola altura anticamente chiamata monte Pautro.
Alla cima del monticello sorge una cappella molto antica: la cappella dei Tre Re, che è considerata come il punto di partenza del culto a Maria su questo colle.
Tradizioni antiche vogliono che la cappella dei Tre Re sia stata edificata verso il 1220 per consiglio di san Francesco d'Assisi durante un suo passaggio per Ivrea.
Possiamo considerare come verosimile tale tradizione, poiché gli storici sono concordi nell'ammettere un viaggio del Santo in varie regioni d'Italia. Non è impossibile che sia giunto anche in Piemonte e sia passato per Ivrea, città che in passato da tempo antichissimo aveva un convento di Francescani.
Appena edificata, la cappella dei Tre Re attirò subito la devozione dei cittadini, che salivano volentieri a venerare la Vergine, rappresentata nell'icona dell'altare, in atto di offrire il Bambino Gesù all'adorazione dei Magi. Sopra l'altare, appesa alla volta, una stella dorata ricordava l'astro che guidò i sapienti alla culla di Gesù.
Il popolo diede alla chiesa il nome di “Madonna della Stella” e il monticello venne chiamato popolarmente “Monte Stella”.
Secondo antichi voti (riconfermati nel 1585 e nel 1630) le autorità civili di Ivrea si portavano in pellegrinaggio alla chiesetta dei Tre Re il giorno dell'Epifania e facevano offerta votiva di candele.
Conosciamo anche un documento di papa Alessandro VI, che nel 1493 concesse in perpetuo l'indulgenza di cento giorni a chi avrebbe visitato questa chiesa nelle feste dell'Epifania, di Pasqua, del Corpus Domini e dell'Assunzione di Maria.
In data 10 maggio 1527 il cardinale Bonifacio Ferrero, Vescovo di Ivrea, accogliendo la richiesta del Comune di Ivrea, istituì al Monte Stella una cappellania laicale, dando facoltà al Comune di eleggere il cappellano. Concesse pure l'indulgenza di cento giorni da lucrarsi a Natale, all'Epifania e nelle feste della Madonna.
In seguito (verso la metà del 1400) furono ricostruiti l'altare e l'icona, inserendo nell'icona sei statuette in legno dipinto. Rappresentavano la Madonna seduta che regge sulle ginocchia il Bambino; San Giuseppe in piedi, a mani giunte; i tre Re Magi: uno, inginocchiato, offre un vaso prezioso; il secondo, in piedi, con la corona in capo, regge una specie di calice; e il terzo, pure in piedi con la corona, regge un vaso esagonale. Il tutto è contenuto in una sorta di “cassa” di legno dipinto, con un fondale rappresentante un paesaggio e una predella con dipinti il Redentore e i dodici Apostoli, forse di pittore emiliano del ‘400. Oggi il tutto si trova presso il museo “Garda” di Ivrea.
La chiesetta, oltre l'altare principale, ebbe anche un altare laterale, entrando a sinistra, dove oggi affiora ancora un affresco, una “Adorazione di Gesù Bambino”, che appartiene alla Scuola di Martino Spanzotti.
Nel 1754 la chiesetta fu raddoppiata e venne costruita la sacrestia.
Nel 1911, per l'abbandono i cui era stata lasciata, si dovettero sospendere le funzioni del giorno dell'Epifania, e allora il Comune provvide a rifare il tetto e riparare i guasti interni.
Nel 1980 fu nuovamente rifatto il tetto e il Comune ricostruì la strada che dal santuario sottostante conduce alla chiesetta.
LA CAPPELLA DELLA MADONNA
La chiesetta dei Tre Re perse gradualmente importanza per un fatto nuovo.
Nel 1620 fu incoronata per la prima volta la Madonna di Oropa, che riscuoteva tanta devozione in tutto il Piemonte.
Un certo Giovanni Robiola nel 1627 volle costruire un pilone, come se ne vedono tanti in campagna, in onore della Madonna di Oropa. Quando, nel 1954, si dovette demolire l'antico santuario per far posto al nuovo e fu necessario trasportare l'affresco della Madonna sul nuovo altare, si vide con tutta evidenza che la primitiva costruzione era un semplice pilone, perché apparve distaccato dal muro perimetrale.
Poco dopo, con offerte pubbliche, si costruì una piccola cappella includente il pilone.
Difatti il Vescovo mons. Ottavio Asinari, nella visita pastorale fatta nel 1881, descrive questa cappella dedicata alla Madonna d'Oropa. Ma nel 1651 era una costruzione molto povera. Si legge infatti nel volume delle “Visite Pastorali” del Vescovo: «Visita alla cappella della B. Maria Vergine di Oropa. Circa a metà della salita del monte detto della Stella sorge una cappelletta sotto il titolo della B. Vergine di Oropa, costruita, come si afferma, a spese del nobile Giovanni Robiola, cittadino di questa città. Ha volta di mattoni e pareti di pietra rozza senza intonaco; per pavimento serve il nudo suolo. L'altare aderisce alla parete e l'icona posta sopra l'altare porta dipinta l'immagine della Beata Vergine di Oropa. [Si noti come stranamente non si parli dei due Santi dipinti accanto alla Madonna]. In questa cappella non si è ancora celebrata la Messa”.
Intorno a questa povera cappella il Vescovo non aggiunge altro. Invece continua descrivendo la visita alla cappella dei Tre Re, chiamata ancora “Madonna della Stella”, ove viene ricordata la presenza di due altari, di cui uno a sinistra entrando, e si parla della processione annuale che vi si fa il giorno dell’Epifania.
A poco a poco, la cappella della Madonna, perché in posizione più comoda e perché più ampia, finì per esser più frequentata dell'altra e ne prese il titolo. In breve tempo a questa cappella si dette il nome di “Madonna del Monte Stella”, mentre la prima sulla cima del monte riebbe il suo titolo di cappella dei Tre Re.
La figura della Madonna, rappresentata nell'affresco della nuova cappella, lasciò in qualcuno un certo dubbio: “si tratta proprio della Madonna di Oropa?”. La difficoltà più forte sembra essere quella del colore del volto, che è bruno ma non nero. Però, l'insieme dell'atteggiamento, la corona, il gesto della mano, simili a decine di pitture del genere che troviamo in tutto il Piemonte, sembra che non lascino troppo spazio a un tale dubbio.
Oltre ai documenti del Vescovo che abbiamo citato, depone in favore di questo titolo anche il fatto che, dal 1652 fino a una ventina di anni fa, la festa in onore della Vergine Maria veniva celebrata l'ultima domenica di agosto, proprio in concomitanza con la festa della Madonna d’Oropa (attualmente invece la festa cade il 5 gennaio, come apertura alla festa dell’Epifania, vista la presenza secolare della cappella dedicata ai Tre Re Magi sulla sommità del monte).
Nonostante questa sia stata con ogni probabilità l’origine della devozione mariana presso il santuario, fin dal tempo dell’ampliamento deciso dal Comune (1658) le popolazioni del Canavese veneravano la Vergine come Madonna del Monte Stella.
Non deve fare meraviglia che il pittore abbia aggiunto all'immagine di Maria i due Santi. Molto probabilmente gli furono richiesti dal committente per devozione personale o popolare. Infatti Sant'Eusebio, Vescovo di Vercelli, dalla cui giurisdizione dipendeva anticamente anche Ivrea, è tradizionalmente venerato come iniziatore del culto a Maria sui monti di Oropa. E San Bernardo di Aosta, che qui è raffigurato con un demonio legato alla catena, è molto venerato in Valle d'Aosta (e a quel tempo anche nel Canavese) quale protettore dei viandanti sperduti fra i monti e fondatore degli ospizi del Piccolo e del Gran San Bernardo.
SVILUPPI SUCCESSIVI
La cappella di Monte Stella venne successivamente abbellita e ampliata. Nell'archivio comunale c'è un documento, che parla di una riunione di consiglieri tenutasi il 18 maggio 1658 per deliberare sull'ampliamento della cappella. Allo scopo di ottenere la fine della guerra, il Comune dona un appezzamento di terreno di circa cinque giornate e inizia l'ampliamento della cappella.
L'anno dopo, terminata la guerra, il Comune si obbliga a far celebrare ogni anno, l'ultima domenica di agosto, la festa solenne del santuario, e a offrire sei libbre di cera. Nel 1660, il 22 giugno, avviene un'altra delibera, in cui vengono assegnati altri beni allo scopo di fondare una cappellania con l'obbligo di celebrare una Messa la prima domenica di ogni mese.
È del 1660 anche il voto delle “Figlie della Dottrina Cristiana” delle parrocchie della città. Era un'associazione molto fiorente e benemerita, che raccoglieva quasi tutta la gioventù femminile nell'impegno dello studio e dell'insegnamento catechistico. Con tale voto esse stabilirono di portarsi processionalmente al santuario l’ultima domenica di agosto.
La tradizione si è mantenuta vivissima fin quasi ai giorni nostri. Tolta la parentesi della rivoluzione francese e delle due guerre mondiali, ogni anno le associazioni salivano al santuario per esprimere a Maria la loro fiducia e la loro riconoscenza. Attualmente tale pratica è andata in disuso.
A ricordo di questo voto, nella chiesa, sull'arco sovrastante la cancellata che chiudeva il presbiterio, un dipinto rappresentava un Vescovo con un gruppo di fanciulle, che offrivano a Maria una bella corona. Con la demolizione della vecchia chiesa tale dipinto, che figura sulla parete accanto al campanile, è rimasto all'esterno, sul piazzale, mentre nel nuovo santuario lo stesso voto è ricordato in uno splendido bassorilievo in stucco dello scultore prof. Luigi Achemo, a destra dell'altare maggiore, in alto.
Nel giugno 1688 fu costruita la cancellata suddetta in ferro, a difesa del piccolo presbiterio. Poi, per circa due secoli, non troviamo novità degne di rilievo.
Nel 1874 il Vescovo mons. Luigi Moreno si fece promotore di un nuovo ampliamento del santuario di Monte Stella, offrendo al Comune a tale scopo la somma di lire mille. La chiesa fu ampliata, decorata e dotata di una nuova facciata, sotto la direzione dell'ing. Giuseppe Lamberti. Per la decorazione e per la facciata l'architetto si ispirò all'arte gotica.
Un ricordo simpatico: la grande Eleonora Duse, che da giovinetta fu a Ivrea verso il 1875 per recitare nella commedia di Goldoni “I Rusteghi”, prediligeva le passeggiate al Monte Stella.
La custodia del santuario fu affidata fin dai tempi antichi a un custode laico, che talvolta era un eremita abitante presso la chiesa stessa; in seguito fu affidata a un sacerdote cappellano, il quale nei primi tempi veniva dalla città saltuariamente a celebrare nel santuario, e più tardi abitava in permanenza presso il santuario stesso.
Guerre e pestilenze, susseguitesi nei vari secoli, diedero occasione al Comune di Ivrea di fare altri voti e altre oblazioni al santuario per implorare la protezione di Maria sulla città.
Anche fra il popolo la devozione alla Madonna di Monte Stella è andata crescendo nei secoli. L'attestano i numerosi quadri votivi, che si conservano nel santuario.
LA VIA CRUCIS
Il santuario, meta prediletta di chi cerca una boccata d'aria pura, si raggiunge attraverso un bel viale ombreggiato da piante annose, serpeggiante sull'ameno colle.
Nel 1839 prese vita il progetto di costruire, lungo il percorso, le stazioni della Via Crucis. Sorsero allora i quattordici piloni in muratura. Le scene delle singole stazioni furono affrescate dal pittore Domenico Cattaneo. Il lavoro riuscì a meraviglia: scene semplici e efficaci nella loro immediatezza, ricchezza di colori, finezza di disegno, tutto concorreva a fare di quell'opera un autentico capolavoro di arte religiosa.
Una lastra di marmo posta sotto ogni dipinto porta incisi quattro versi del sacerdote prof. don Vincenzo Carlino, che illustrano la stazione e il suo insegnamento morale. Col passare del tempo le stazioni della Via Crucis abbisognavano di restauro. Il deterioramento delle coperture dei piloni e l'umidità penetrata nelle murature avevano gravemente danneggiato le pitture, alcune delle quali erano addirittura scomparse.
Verso la fine del secolo XIX il rettore can. Antonio Bonino aveva fatto ridipingere alcune stazioni; ma nel 1923 tutto era in stato deplorevole d'incuria e d’abbandono.
Su iniziativa del sindaco comm. Zanetti, si costituì un comitato per provvedere ai restuari. Con offerte di don Costa e di altri fedeli s'iniziarono i lavori, affidando i restauri al pittore Simone Salassa. Tra l'estate e l'autunno del 1923 egli portò a termine la sua opera, rinnovando la maggior parte delle pitture scomparse. Delle pitture di Domenico Cattaneo ne rimase una sola, la stazione IX. Ma il deterioramento delle stazioni continuò inesorabilmente di anno in anno.
Nell'Anno Santo della Redenzione 1933-34, sul piazzale della chiesa, si costruì la XIV stazione, la sepoltura di Gesù, con gruppi di belle statue in terracotta, dello scultore toscano Leone Tommasi, ambientate felicemente fra il verde e la roccia della collina, dando vita a una suggestiva scena evangelica.
NEL XX SECOLO
Un nuovo restauro ed ampliamento della chiesa avvenne in occasione del venticinquesimo di episcopato di mons. Matteo Filipello nel 1923.
Bisognava allungare la chiesa di un’arcata, e per questo allargare il piazzale con un impiego enorme di materiale, che doveva ottenersi minando e scavando la roccia. L'incarico di redigere il progetto e di eseguirlo fu dato all'ing. Camillo Boggio. Nel luglio del 1923 il lavoro era compiuto.
L'interno della chiesa fu ampliato, aggiungendo alla parte preesistente una intera nuova arcata, seguendo in tutto le linee architettoniche precedenti e innestando la parte decorativa su quella che già vi era. Fu completamente nuova e assai apprezzata la facciata, semplice, severa ed elegante con elementi gotici e romanici.
Un altro lavoro venne intrapreso sotto il rettore don Giovanni Battista Naretti. Il presbiterio risultava come soffocato dalla volta troppo bassa e dal pavimento troppo alto. Allora si fece abbassare il pavimento di quasi mezzo metro, togliendo tutto uno spessore di roccia viva; di conseguenza fu anche abbassato l'altare, che venne rinnovato e completato con lavori di scultura.
Il cappellano don Stefano Datta curò la costruzione del caratteristico campanile, disegnato dall'ing. Amedeo Ferrando. Il santuario acquistò un aspetto molto più bello e suggestivo e il suono melodioso delle campane, unico in Ivrea così squillante e armonioso, attirava con il suo fascino i devoti di Maria. Aureolato di misticismo e sempre più completo e accogliente, il santuario diventava meta di pellegrini e di devoti.
GLI ULTIMI AVVENIMENTI
Nell'anno 1937 mons. Matteo Filipello acquista dal municipio d'Ivrea il santuario di Monte Stella con gli stabili e il terreno circostante, dandone la proprietà a un ente giuridico civilmente riconosciuto col titolo di “Ente Santuario di Maria Santissima del Monte Stella di Ivrea”.
Mons. Filipello si preoccupa anche di assicurare al santuario un servizio religioso regolare e sufficiente. Dato che un solo sacerdote non può decorosamente far funzionare il santuario, il Vescovo lo affida alla Congregazione degli Oblati di Maria Vergine.
Gli Oblati di Maria Vergine sono una famiglia religiosa fondata nel 1826 a Pinerolo dal venerabile Padre Pio Bruno Lanteri (nato a Cuneo nel 1759 e morto a Pinerolo nel 1830), pioniere degli odierni movimenti laicali e apostolo di Torino. Dal suo raggio di azione nacque la magnifica fioritura di Santi che caratterizzarono la vita cristiana del Piemonte nell'ultimo secolo. Lasciò erede del suo spirito e del suo apostolato la Congregazione degli Oblati di Maria Vergine, che ha lo scopo di difendere le verità della fede contro ogni errore mediante la diffusione della buona stampa e la predicazione di esercizi e missioni al popolo.
Gli Oblati di Maria Vergine vennero nel santuario del Monte Stella nell'estate del 1937 e vi stabilirono anche il loro noviziato. Questo fatto intensificò la vita religiosa del santuario, con grande gioia e riconoscenza della cittadinanza eporediese.
Ma sul cielo d’Italia si addensavano nubi minacciose. La guerra mondiale, iniziata nel 1939, coinvolge nel 1940 anche l’Italia, e nel progredire accumula in ogni città distruzioni e rovine, violenze e uccisioni.
Nel 1944, durante la guerra, si provvide a una elegante sistemazione del vecchio presbiterio. Asportato l'altare di legno, si realizzò un altare molto bello in marmi policromi, si ricoperse la parete di fondo con un mosaico, sul quale campeggiavano due angeli oranti; si rifece, sempre in marmo, il pavimento del presbiterio e la balaustra. Contribuirono alle spese il cardinale Giuseppe Fietta e il Vescovo mons. Paolo Rostagno, i cui stemmi figurano incisi nel marmo dell'altare. L'altare, voto-promessa della città e diocesi d'Ivrea, fu consacrato dal Vescovo mons. Rostagno il 12 luglio 1944.
Nel 1945 si profilano tristi esperienze per Ivrea e per il Canavese. La quinta e la quarantacinquesima divisione tedesca si attestano ai lati della Dora nei tratti collinosi Borgomasino-Palazzo e Foglizzo-Strambino, mentre il generale Picker con cinquantamila uomini si porta a Ivrea per una resistenza a oltranza. Il momento è tragico.
Il generale ha respinto ogni proposta di resa. Da un momento all'altro possono spuntare gli aerei alleati a seminare distruzione e morte. Di fuori, i partigiani fremono ansiosi di dare battaglia. Basta una scintilla per far scoppiare un incendio. Gli animi sono oppressi da una angoscia di morte. Si ridesta la fiducia in Maria e si ricorre con la preghiera alla Madonna di Monte Stella.
Due anni prima, nel 1943, in una processione penitenziale al santuario, il Vescovo mons. Paolo Rostagno, succeduto nel 1939 a mons. Filipello, a nome di tutta la città aveva fatto una promessa solenne: se la città fosse rimasta incolume dalla guerra, si sarebbe costruito un nuovo santuario, molto più bello e grandioso.
Fino a quel momento tutto era andato bene. Ma nella primavera del 1945 il pericolo imminente fa tenere a tutti il fiato sospeso. Il Vescovo ha fiducia in Maria e coraggiosamente va a trattare con il generale tedesco. Gli espone il pericolo che la presenza di soldati porta alla città, ma il generale sembra irremovibile.
Passano diversi giorni e i contatti fra l'episcopio e il comando tedesco si fanno più frequenti. Intanto il Vescovo chiama sacerdoti, religiosi e fedeli a una più intensa preghiera.
Giunge così il primo maggio 1945. A sera tarda, il generale domanda un colloquio privato confidenziale col Vescovo. Ci sono novità: il comando supremo ordina di attendere la resa di tutte le unità tedesche in Italia. Il generale promette che non ci saranno pericoli per i cittadini, se non ci saranno provocazioni.
Il Vescovo propone al generale di ritirare le truppe tedesche fuori città per evitare incidenti. Benché nervoso e indispettito, Picker ordina di sgomberare la città nel cuore della notte. La città era salva. Ancora una volta l'intervento della Madonna fu provvidenziale per Ivrea.
Se l'alba di quel maggio fu dipinta di sangue, il tramonto ebbe un trionfo da apoteosi. L'intera città riconoscente partecipò a una interminabile processione che salì al santuario tra canti e preghiere, bandiere e stendardi, ceri e fiori votivi.
Sul piazzale del santuario il Vescovo interpreta i sentimenti di tutti. È la voce del ringraziamento alla Madre che ha salvato la vita, la casa, i beni dei suoi figli in mezzo a tante stragi e rovine. È la conferma del voto: “Volete dare a Maria una casa più degna della vostra pietà e della vostra fede?”.
Un coro immenso di voci rispose una sola parola: “Sì!”.
“Io raccolgo questo «sì» - continuò il Vescovo - che è sacro come un giuramento, e lo offro a Maria”.
LA PEREGRINATIO MARIAE
Negli anni 1948-49, al termine della seconda guerra mondiale, si divulgò nelle diocesi d'Italia e di altri Paesi un grande movimento religioso mariano: la “Peregrinatio Mariae”.
L'immagine di Maria passò fra tutte le parrocchie. Nella diocesi di Ivrea, per volontà del Vescovo Mons. Paolo Rostagno, fu prescelta l'immagine della Madonna di Monte Stella.
I sacerdoti Oblati che accompagnarono la Madonna e i parroci nelle loro singole chiese e piazze furono testimoni di grandi entusiasmi e ferventi partecipazioni alle funzioni liturgiche. Molta fiducia in Maria, molti impegni di vita nei confronti di Dio.
Al termine del pellegrinaggio l'immagine venne riportata nel suo santuario, dove è tuttora custodita.
Da allora persone singole e gruppi di famiglie continuano a tornare ai piedi della Madonna Pellegrina, a pregare, a ricordare, a impegnarsi.
IL NUOVO SANTUARIO
Il nuovo santuario fu progettato dall'ing. Bartolomeo Gallo. Fu ideato come costruzione veramente grandiosa, che rispondeva agli entusiasmi del momento; ma in seguito il progetto si rivelò eccessivamente costoso, e quindi assolutamente inadeguato alle possibilità locali. Così, realizzata la prima parte, ci si è dovuti fermare per mancanza di fondi.
Appena cessate le ostilità il Comune d'Ivrea deliberò di donare al santuario il terreno circostante, necessario per la nuova costruzione. La prima opera compiuta fu quella di creare lo spazio necessario, ricavandolo con faticosi lavori di sbancamento della roccia. Impresa che comportava ingentissime spese.
Quando poi la costruzione venne avanzando, si ebbe la necessità di abbattere il vecchio santuario: aprile 1954. Fu questo, certo, un fatto doloroso al cuore di molti eporediesi e canavesani, che erano tanto affezionati a quella vecchia chiesa. Ma non se ne poteva fare a meno per dare spazio alla costruzione nuova.
Furono abbattuti i muri, ma quello che era il “cuore” del santuario, l'affresco venerato della Madonna, venne staccato per intero e posto sul grandioso altare del santuario nuovo. Fu un lavoro molto delicato, compiuto da abili specialisti ma perfettamente riuscito senza che il vetusto dipinto avesse a soffrirne in minima parte.
Nella nuova monumentale costruzione fu inserito anche l'altare marmoreo del 1944, che si intonava perfettamente al nuovo disegno architettonico.
Proprio sopra l'altare maggiore fu eretta la grandiosa cupola, affrescata dal prof. Dalle Ceste con preziosi dipinti che celebrano le gloria di Maria: il dogma della divina Maternità di Maria, definito nel 431 dal concilio di Efeso; il dogma dell'Immacolata Concezione, definito l'8 dicembre 1854 da Pio IX e il dogma di Maria Assunta in Cielo, definito il 1° novembre 1950 da Pio XII. È un'opera di grande valore artistico, che giustamente richiama l'ammirazione di quanti la vedono.
A lavori terminati, mons. Paolo Rostagno benedisse il santuario e, il 10 ottobre 1954, ricinse di corone d'oro la fronte del Bambino Gesù e di Maria Santissima.
Incoronare la Madonna vuol dire riconoscerla pubblicamente come madre e regina, accettare la sua guida materna e impegnarsi a vivere la devozione verso di lei con una vita veramente cristiana.
Accanto al santuario si innalza sempre il civettuolo e caratteristico campanile disegnato dall'ing. Amedeo Ferrando e costruito a cura del rettore don Stefano Datta nel 1925. Così, sulla collina di Monte Stella, la casa di Maria resta, a protezione della città e della diocesi, come stella del mare che addita il porto e come stella del mattino che annunzia il nuovo giorno, che è Cristo luce del mondo.
Come i Magi, vedendo la stella splendente come fuoco, trovarono il Re dei re, Gesù redendore, così noi, vedendo la stella che è Maria, possiamo incontrare Gesù nostro salvatore.
Non ci sono parole più belle, per concludere questi brevi cenni storici, delle splendide parole di San Bernardo da Chiaravalle (1091-1153): “O tu, che nell'instabilità della vita presente ti accorgi di essere sbalottato dalle tempeste senza un punto sicuro dove appoggiarti, tieni ben fisso lo sguardo a questa stella, se non vuoi essere spazzato via dall’uragano.
Se insorgono i venti delle tentazioni e ti incagli fra gli scogli delle tribolazioni, guarda la stella, invoca Maria. Se sei spinto qua e là dalle onde della superbia, della maldicenza e della gelosia, guarda la stella, invoca Maria.
Se, turbato dall'enormità dei tuoi delitti, confuso dello stato miserando della tua coscienza, compreso d’orrore al pensiero del giudizio, ti senti affondare nell’abisso della tristezza e della disperazione, pensa a Maria.
In mezzo ai pericoli, alle angosce, alle incertezze, pensa a Maria, invoca Maria.
La sua invocazione, il suo pensiero non ti abbandonino mai e, per ottenere più sicuramente l'aiuto delle sue preghiere, non trascurare di imitare i suoi esempi.
Seguendola, non ti puoi smarrire; invocandola, non ti puoi disperare; pensando a lei, non ti puoi traviare.
Se ella ti tiene per mano non potrai cadere; sotto la sua protezione non avrai nulla da temere; sotto la sua guida non sarai mai stanco; e col suo favore giungerai sicuramente alla meta».
(San Bernardo da Chiaravalle, Lodi della Vergine Maria, Omelia I, n. 17).
Oasi dello spirito come ogni santuario, la nuova chiesa della “Madonna di Monte Stella” a Ivrea si apre anche per l'uomo contemporaneo come luogo ideale di sosta e di rifornimento spirituale, per meglio conoscere e vivere il Vangelo, alla scuola di Maria Vergine, e per preparare un mondo migliore per tutti.